del testo

L’ immagine “Si” esibisce.

Da intendere contemporaneamente nella doppia interpretazione del significato: può essere esibita come un oggetto ben confezionato ma inerte, oppure può essere vista come un mimo che porta in scena se stessa. Si esibisce perché sta su un supporto, ovvero su ciò che la trasporta (il luogo di raffigurazione – Wittgenstein – Tractatus logico-philosophicus).
“Si” dà a chi la guarda e apre le porte dell’interpretazione, che, in seguito alla tecnologia, sono divenute porte della memoria (da implementare…). Il testo di queste immagini è una porta, una delle tante che si possono aprire in presenza di esse, oppure è un modo più sottile per sottolineare che è testo e badate bene, un testo qualunque, non l’immagine che si sta osservando. L’immagine è immutabile nei suoi segni, indeformabile non declinabile nel sua “sostanza”.  Un monumento che solo il tempo riesce a modificare. Tutto il resto invece è in continua mutazione, mutazioni inevitabili scandite dal flusso delle cose. Mutano i pensieri, mutano le situazioni, mutano i punti di vista, ma non mutano le immagini (o meglio delle immagini si depaupera materialmente il supporto).  Quindi il loro mutare si colloca su una scala temporale incredibilmente più estesa, più dilatata, tale che, in rapporto alla mutabilità del pensiero e degli uomini, esse appaiono immutabili. Pensieri, parole e poi testo che è solo il supporto versione 2.0 del pensiero. Il primo supporto è ed è stato il suono, inteso come volontà di produrne uno avente significato; un suono che opportunamente modulato scandisse ed esibisse le parole sotto forma di “voce”. Quindi all’inizio, gli stimolatori del pensiero dell”uomo furono le immagini e i suoni preesistenti, seguì di conseguenza la “tecnica del suono” e successivamente le parole per arrivare infine al testo scritto. Per semplificare schematicamente questo processo, partendo dagli albori senza tralasciare l’aspetto di priorità:

 immaginizero/suonizero > uomo > pensiero > suono > parole > testo

Il pensiero contiene tutta la tecnica dell’uomo compreso il linguaggio e le parole che portano alla meravigliosa conquista dell’alfabeto.

Per chi si destreggia con apparecchi fotografici potrebbe valere questa semplificazione, che tiene  conto solo del punto di vista visivo:

immaginizero> uomo > pensiero > immaginiprime > pensierofotografico > immaginiseconde

Da una ricerca sul web di lemmi suggeriti dalle Digitalie, ho attuato il paradosso di scegliere “casualmente” uno dei tanti risultati (pensieri e parole non mie che nulla avevano a che vedere con la genesi di queste immagini, distanti da loro anche sul piano temporale, attuate cioè in tempi differenti e scollegate). Uno qualunque dei suggerimenti possibili, un sistema semplificato che descrive la moltitudine di teste pensanti che potrebbero appuntare sotto ognuna delle Digitalie,  attraverso il loro pensiero, le loro personali parole.

Corollario sul persiero fotografico:

il paradosso delle immaginizero sta nel tentare di  definire qualcosa che prima non c’era e non c’era perchè non esisteva la capacità di definire il concetto stesso di definire,  le immmagini zero sono quindi la potenzialità inespressa dell’immagine e la loro “inesistenza”  prima dell’avvento dell’uomo, stessa cosa per il suono (detto alla maniera post umana). C’erano certamente fragorosi boati all’alba dei tempi, in assenza dell’uomo,  ma senza la capacità di distinguerli, catalogarli e nominarli. si può perciò ipotizzare per loro un’esistenza solo dopo che si maturò la capacità di osservarli.
Sono queste entità prima indefinite (limbo), che stimolarono il pensiero dell’uomo,  da questo momento in poi tutto fu tecnica, e frutto di essa.
Per quanto riguarda il caso specifico del fotografico, le immaginiprime sono le immagini successive all’uomo, e perciò immagini già elaborate e processate, immagini ispiratrici, embrioni di un pensiero fotografico e di conseguenza del suo risultato: le immaginiseconde

Corollario sulla immutabilità delle immagini

tutto questo discorso vale in assenza del digitale. con esso le immagini diventano mutevoli acquistano quasi una forma organica, si riproducono si diffondono, acquistano la potenzialità della declinazione e tutto questo grazie al nuovo supporto.